La Squadra Mobile di Torino e il Servizio Centrale Operativo con la collaborazione dello S.C.I.P. (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia), nell’ambito del progetto “Wanted” hanno individuato ed arrestato Antonio Rao, classe 1952, residente a Rivalta, che deve scontare la pena di dieci anni di reclusione, per reati concernenti la violazione della legge sugli stupefacenti e violenza sessuale su minore di anni 18. Con lui è stato arrestato anche Joseph Michel Bernard Dalmasso, nato a Saint Laurent Du Var (Francia), classe 1957, che deve scontare la pena di 5 anni e sette mesi di reclusione per reati concernenti la violazione della legge sugli stupefacenti.
Antonio Rao è stato arrestato nel pomeriggio del 2 dicembre, ora locale, a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) dove aveva trovato rifugio presso una abitazione signorile poco lontana dal centro città. All’atto dell’arresto era in possesso di un passaporto italiano contraffatto, intestato ad un cittadino italiano nato in Argentina che ne aveva denunciato lo smarrimento. Il latitante aveva trovato rifugio tramite la moglie di un pregiudicato Boliviano con il quale aveva condiviso un periodo di carcerazione in Italia. L’intervento tempestivo della Polizia Italiana ha evitato che il latitante si sottraesse al provvedimento di arresto in quanto è stato trovato in possesso di un biglietto aereo per Madrid prenotato per il 15 dicembre con il nome falso.
Entrambi i latitanti erano stati coimputati in una operazione antidroga condotta nel 2012 dalla Squadra Mobile di Torino denominata “Rewind” che aveva consentito di disarticolare un sodalizio criminoso dedito all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina. In quell’indagine Rao era il tramite tra i trafficanti brasiliani e quelli italiani. Tra i soggetti arrestati nell’ambito di quella operazione figuravano anche personaggi di spicco appartenenti alla ‘ndrangheta radicata in Piemonte. Dopo la scarcerazione Antonio Rao si era reso responsabile anche di violenza sessuale ai danni di una minore di origine romena costringendola con la forza ad assumere cocaina.
Le indagini per la cattura dei due latitanti, coordinate dalla Procura Generale della Repubblica di Torino, hanno consentito anche di individuare la rete di fiancheggiatori che, dalla provincia di Torino, hanno favorito il latitante nel mettere in atto la fuga pochi giorni prima che venisse emesso il provvedimento di carcerazione dalla Corte di Cassazione. In particolare sono stati indagati per favoreggiamento 3 persone (due donne ed un uomo tutti abitanti tra i comuni di Rivalta e Piossasco della cintura torinese) che, oltre ai congiunti, hanno con le loro azioni non solo eluso le investigazioni tese al suo rintraccio ma lo hanno di fatto accompagnato in Spagna da dove poi si è diretto in Bolivia. Durante la sua permanenza in quello Stato gli hanno, inoltre, procurato ed inviato il denaro necessario al suo sostentamento.