CARMAGNOLA - Istituire una Zona Economica Speciale per il Piemonte, funzionalmente collegata al porto di Genova, come strumento per sostenere il rilancio dell’industria regionale, in particolare della filiera automotive e meccanica: questa la proposta lanciata da Dario Kafaie, presidente del Gruppo Imprese Chieresi (GIC). L’analisi parte da un dato strutturale: secondo il recente aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2025), l’economia piemontese continua a mostrare una dinamica debole.
Nella prima metà dell’anno la crescita è stata più contenuta rispetto al 2024, con segnali negativi soprattutto nella manifattura e nel terziario. Il settore Automotive -strategico a livello regionalerimane tra i più esposti. Le imprese della componentistica, spesso PMI, risentono pesantemente del calo degli ordini, della crisi tedesca e dell’aumento dei dazi negli Stati Uniti, che colpiscono soprattutto le aziende con maggiore vocazione all’export. In generale, il rapporto di Bankitalia segnala un quadro complesso: calo dei livelli produttivi in settori chiave come metallo e tessile, andamento modesto dei consumi - incluso un marcato calo nell’acquisto di autovetture - e una natalità d’impresa quasi ferma (0,1% nei primi sei mesi del 2025). Anche l’occupazione cresce meno della media nazionale, sostenuta soprattutto dalla fascia over 65.
«Il Piemonte, nella classifica europea del PIL pro capite, è scivolato nella fascia delle economie “in transizione”, la Serie B -osserva Kafaie, numeri alla mano che equiparano l’attuale situazione piemontese a Regioni quali Abruzzo e Marche, distaccandolo dalle altre del Nord Italia- È un segnale d’allarme che non possiamo ignorare. La nostra manifattura, un tempo trainata dall’Automotive torinese, oggi è in sofferenza; le nostre PMI, eccellenze della meccanica e della componentistica, stanno pagando un prezzo altissimo. E rischiamo di perdere ulteriore competitività se non si interviene con misure straordinarie».
Da qui la proposta del presidente GIC di istituire una ZES collegata al porto di Genova. La normativa nazionale prevede infatti che le Regioni “meno sviluppate” o “in transizione” possano attivare una Zona Economica Speciale presentando un piano strategico. Il Piemonte, pur avendo (purtroppo) i requisiti economici, non dispone di un’area portuale; può però istituire una ZES includendo aree di retro-porto collegate a un porto della rete transeuropea TEN-T, come quello di Genova, già riferimento naturale per la logistica piemontese.
«La Regione Piemonte aveva già avanzato l’ipotesi di una Zona Logistica Semplificata (ZLS), ma oggi dobbiamo fare un passo in più: una ZES Piemonte–Liguria avrebbe un impatto immediato su competitività, attrattività degli investimenti e coesione industriale dell’area Nord-Ovest», sottolinea Kafaie. Secondo il Gruppo Imprese Chieresi, una ZES piemontese collegata alla Liguria garantirebbe diversi benefici, tra cui: agevolazioni fiscali: esenzioni IRAP, riduzione delle imposte locali e sui contributi previdenziali; semplificazioni amministrative con procedure rapide per le autorizzazioni e le licenze industriali e logistiche; maggiore attrattività per investimenti nazionali e internazionali, soprattutto nei settori manifatturiero e distributivo legati ai flussi portuali; rafforzamento dei collegamenti infrastrutturali tra Piemonte e Genova, con impatti positivi per export e logistica.
«Il sistema produttivo piemontese sta vivendo un passaggio critico - conclude Kafaie - una Zona Economica Speciale avrebbe la funzione di invertire la rotta, rafforzando la nostra manifattura, sostenendo la logistica e dando nuove opportunità a migliaia di PMI. Serve coraggio istituzionale e una visione comune con la Liguria: Il tempo delle analisi è finito, l’occasione è ora».

