MIRAFIORI - «Stellantis continua a smantellare pezzo dopo pezzo l’industria automobilistica italiana. Dopo aver fatto volare all’estero la produzione dei modelli di massa – la 500 ibrida in Polonia, la Grande Panda in Serbia, la Lancia Y in Spagna, la Topolino e la 600 altrove – ora arriva l’ultima provocazione: delocalizzare anche la manodopera». E' il duro attacco di Marco Grimaldi, vicecapogruppo Avs alla Camera dei Deputati, Alice Ravinale, capogruppo Avs in Consiglio Regionale Piemonte, ed Emanuele Busconi, consigliere comunale di Torino nelle fila di Sinistra Ecologista
Gli esponenti del centro sinistra chiedono al Governo di intervenire urgentemente: «Non bastava spostare le fabbriche. Non bastavano i piani di incentivazione con cui sono stati allontanati dagli stabilimenti italiani decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, e la cassa integrazione che a Mirafiori va avanti da oltre 18 anni, e ininterrottamente da fine 2023. Ora si chiede alle tute blu di Mirafiori in cassa integrazione, ai lavoratori italiani, di fare le valigie e andare a produrre all’estero, in Serbia per qualche mese. Un’offerta mascherata da “opportunità”, che suona come una grave presa in giro per chi da anni vive tra cassa integrazione e contratti di solidarietà. Una proposta che promette stipendi pieni e 70 euro al giorno di diaria ma che nasconde il fallimento di un piano industriale che non c’è. È inaccettabile. È il segno di una crisi profonda che nessuno vuole affrontare. Stellantis in Italia non investe, non rilancia, non garantisce. E il Governo resta a guardare, mentre l’Italia si svuota e Mirafiori si spegne con lei».
«Altrettanto grave è il fatto che la mancanza di manodopera serba dipende dall'atteggiamento predatorio di Stellantis, che in Serbia propone stipendi da fame e si trova quindi a dover spostare operai da altri stabilimenti italiani e marocchini. Altro elemento che non lascia dubbi sul totale disinteresse di Stellantis per le condizioni e le prospettive di lavoratori e lavoratrici - concludono Ravinale, Grimaldi e Busconi - Chiediamo un piano industriale serio, vincolante, che dica chiaramente dove si produce, cosa si produce e con quali garanzie occupazionali. Noi lo denunciamo da anni: chiediamo il ritorno in Italia dei modelli mass market del futuro non del passato. Se non produce almeno 200mila auto ogni anno, Mirafiori chiuderà e la deindustrializzazione di Torino e della provincia avrà un effetto devastante sulla tenuta economica e sociale di decine di migliaia di famiglie. Basta accontentarsi delle promesse, ogni livello istituzionale deve intervenire. Mandare in Serbia operai italiani in cassaintegrazione è l’ennesimo schiaffo a chi ha fatto la storia dell’automotive in questo Paese. È il segno evidente che Elkann non crede nell’Italia. Ma noi sì. E continueremo a batterci per riportare qui il lavoro, la produzione, il futuro».