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NICHELINO - Si arricchisce di una new entry importante il percorso di visita della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino. Si tratta dell’ascensore storico utilizzato agli inizi del Novecento dalla prima regina d’Italia. «E’ un manufatto originale e inaspettato, un “nuovo ritrovato dell’industria” secondo i documenti dell’epoca – spiegano dalla Fondazione dell’Ordine Mauriziano - Riporta i visitatori agli inizi del Novecento, quando la residenza era abitata dalla Regina Margherita di Savoia, vedova del re Umberto I, e dalla sua corte».

«L’ascensore, realizzato dalle Officine Meccaniche Stigler di Torino nel 1905 circa, serviva per accedere solo al primo piano, livello in cui erano predisposti gli appartamenti residenziali della corte della regina. A quell’epoca la Regina Margherita viveva nell’appartamento di Levante e la sua prima dama di compagnia, la marchesa Paola Pes di Villamarina, nell’appartamento denominato Appartamento del Re. L’elevatore rientra nell’ambito dei lavori di riammodernamento richiesti dalla regina, vedova, che fece diventare la Palazzina di Stupinigi una delle sue residenze prevalenti – si legge sul sito dell’Ordine Mauriziano - L’ascensore si presentava a pompa idraulica, dotato di una cabina lignea con porta scorrevole, vetri smerigliati nelle otto finestre, pulsantiera in bachelite, di cui rimangono solo tracce, e coronamento con motivo a balaustrini torniti. L’ascensore non rimase in servizio a lungo, ma fu ancora usato dal personale del Museo d’Arte, Storia e Ammobiliamento quando la Palazzina diventò Museo nel 1919».

Il restauro è stato eseguito, grazie al contributo di Fondazione Crt, dal Laboratorio di Arredi Lignei del Centro Conservazione Restauro «La Venaria Reale», coordinato da Paolo Luciani con Andrea Minì, Francesca Coccolo, Lorenzo Dutto, Roberta Capezio, Michela Spagnolo e Valentina Tasso, sotto la direzione tecnica di Michela Cardinali e l’alta sorveglianza di Massimiliano Caldera, funzionario Storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino. Il maquillage è stato un momento di studio per approfondire questa tipologia di manufatti anche confrontandosi con altri casi di restyling di ascensori storici affrontati per altre residenze sabaude, come quello del Castello di Moncalieri. «Il restauro ha interessato il risanamento della struttura in pioppo e dell’impiallacciatura in noce che presentava distacchi e deformazioni a causa di umidità. Il cupolino, decorato con motivo a balustrini, aveva numerose mancanze che sono state reintegrate – concludono dall’Ordine - Analisi scientifiche hanno consentito di studiare le vernici protettive e di determinare la soluzione più idonea per restituire il manufatto in condizioni di stabilità e durabilità».