CANDIOLO - Un nuovo approccio chirurgico potrebbe cambiare radicalmente il trattamento del tumore alla prostata. Utilizzando immagini di risonanza magnetica elaborate con l’intelligenza artificiale, i chirurghi sono in grado di creare un modello tridimensionale della prostata e del tumore, che viene sovrapposto in tempo reale al campo operatorio grazie alla realtà aumentata. Questa tecnologia, ancora in fase di sviluppo, rappresenta un passo decisivo verso una chirurgia mini-invasiva più precisa, efficace e meno invalidante.
La procedura è stata testata nello studio RIDERS, recentemente pubblicato sulla rivista European Urology. Coordinato dall’IRCCS di Candiolo, lo studio dimostra che l’integrazione tra AI, realtà aumentata e chirurgia robot-assistita permette una rimozione più accurata del tumore, migliorando anche il recupero delle funzioni sessuali e della continenza.
La ricerca ha coinvolto 133 pazienti con tumore prostatico in fase iniziale o localmente avanzata. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: 84 sottoposti alla prostatectomia robotica standard, 49 alla stessa procedura potenziata con AI e realtà aumentata. I risultati sono arrivati proprio a ridosso di Movember, la campagna globale di sensibilizzazione sui tumori maschili. In Italia, il tumore alla prostata è la neoplasia più diffusa tra gli uomini, con oltre 40.000 nuovi casi stimati nel 2024.
Il cuore della nuova tecnologia è la possibilità di localizzare con estrema precisione il tumore e i margini da resecare. La risonanza magnetica preoperatoria viene trasformata in un modello 3D dettagliato della prostata e della massa tumorale. Durante l’intervento, l’AI utilizza un catetere di riferimento per ancorare virtualmente questo modello all’interno del corpo del paziente. In questo modo, il chirurgo può visualizzare il tumore “proiettato” direttamente sul campo operatorio, ottenendo un livello di dettaglio senza precedenti.
L’obiettivo è rimuovere solo il tessuto malato, preservando i fasci neurovascolari che si trovano ai lati della prostata, cruciali per la funzione sessuale e la continenza. I risultati dello studio sono chiari: il tasso di margini positivi – cioè la presenza di cellule tumorali residue – si è ridotto dal 39% al 22% nei pazienti operati con il supporto della nuova tecnologia. Il recupero della continenza a 12 mesi è salito al 91%, rispetto al 71% del gruppo standard. Anche la potenza sessuale è stata mantenuta, con tassi di recupero simili tra i due gruppi.
Sebbene il follow-up sia ancora breve per valutare gli effetti oncologici a lungo termine, la tecnica ha già dimostrato di poter modulare l’approccio chirurgico anche nei casi più complessi, garantendo risultati simili a quelli ottenuti nei tumori localizzati. Il prossimo passo sarà un ampio studio multicentrico randomizzato, per confermare su larga scala l’efficacia di questo nuovo standard.
L’innovazione sviluppata a Candiolo rafforza la posizione dell’istituto come centro d’eccellenza nella chirurgia oncologica di precisione e apre la strada a interventi sempre più personalizzati, dove la tecnologia non sostituisce il chirurgo, ma lo guida verso una cura più efficace e rispettosa della qualità di vita dei pazienti.


