Un sostegno regionale attraverso un ordine del giorno presentato in Consiglio che impegna la Giunta regionale affinché si faccia carico urgente del problema e vari opportune misure a sostegno delle imprese della filiera della carne bovina di razza Piemontese. Un documento firmato anche dal consigliere Davide Nicco: "È la legge regionale 1/2019 che conferisce alla Regione Piemonte il compito e il dovere di intervenire nelle politiche agroindustriali proprio su questi temi. In Italia gli allevamenti bovini di razza Piemontese sono circa 4.150, concentrati per il 60% nella provincia di Cuneo, i rimanenti in quelle di Biella, Asti e Alessandria ma soprattutto in quella di Torino, fra cui nella pianura a sud ed est del capoluogo dove rappresentano un’importante realtà economica e un’eccellenza di un distretto di prodotti agroalimentari di grande qualità". Tra i territori toccati dal problema, anche Carmagnola.
Il comparto dell'allevamento di bovini è composto, tra lavoro diretto ed indotto (coltivatori di foraggi ed alimenti) da migliaia di addetti, ed è una delle voci forti dell'export agroalimentare regionale. Un comparto che da solo vale oltre il 15% dell'export totale regionale pari a oltre 2 miliardi nel 2022 e circa il 12% dell'export nazionale agroalimentare.
Tre punti precisi su cui la Regione interverrà: Il primo è sostenere il comparto zootecnico piemontese con misure incentivate a incrementare il sostegno ai contratti di filiera, al marketing commerciale della carne “made in Piemonte” e a promuovere campagne verso i consumatori che possano favorire il consumo della carne “made in Piemonte”. Il secondo chiede alla Giunta di attivarsi per svolgere un ruolo di mediazione tra le associazioni rappresentative dei produttori primari, le catene della Gdo – la grande distribuzione organizzata - e gli intermediari di vendita, al fine di riconoscere l’adeguata remunerazione agli allevatori, che rappresentano i cosiddetti “produttori primari”. Il terzo obiettivo è promuovere presso il governo nazionale e l'Unione Europea l'impegno a sostenere un contenimento dei costi del gasolio agricolo per le aziende agricole beneficiarie di tale bene, fissando, ove possibile, un “price cap” europeo essenziale per il funzionamento dell'agricoltura europea ed italiana in generale.