CARMAGNOLA-MONCALIERI - Giovedì 24 luglio la procura di Torino ha chiesto dodici anni e due mesi di carcere per Francesco D’Onofrio, difeso dagli avvocati Roberto e Alessandro Lamacchia. D’Onofrio è considerato dagli inquirenti uno dei boss della criminalità organizzata in Piemonte ed è sospettato anche dell’omicidio del procuratore di Torino, Bruno Caccia, avvenuto nel 1983.
I pubblici ministeri Paolo Toso, Marco Sanini e Mario Bendoni hanno chiesto, inoltre, la condanna per altri quattro imputati nello stesso processo di primo grado: dieci anni per Domenico Ceravolo, allora sindacalista della Filca Cisl, otto anni e dieci mesi per Claudio Russo, otto anni e quattro mesi per Rocco Costa, aumento della pena di una precedente sentenza fino a tre anni e otto mesi per Antonio Serratore. Un altro imputato, Giacomo Lo Sturdo, difeso dall’avvocato Domenico Peila), ha espresso l’intenzione di patteggiare.
L’inchiesta, secondo la procura, evidenzia come la rete ‘ndranghetista si fosse radicata in provincia di Torino, in particolare nella zona tra Moncalieri e Carmagnola, infiltrandosi nei settori edilizi, immobiliari, dei trasporti, della ristorazione. La sentenza è attesa dopo la pausa estiva.