Sono sempre più tesi i rapporti fra Comune e vigili e l'ultimo motivo di scontro è rappresentato dalla nuova disposizione di servizio sulle postazioni di controllo della velocità. Dal 31 luglio, infatti, gli agenti possono (devono?) utilizzare l'autovelox mobile su auto «civetta», completamente prive di insegna e praticamente irriconoscibili per gli automobilisti. La decisione, che ha scatenato molte polemiche fra i cittadini, non è stata gradita neppure dagli operatori del comando di polizia locale ed è stata duramente criticata dal sindacato di categoria.
«Non sappiamo se scaturisca da indicazioni dell'amministrazione, ma ipotizziamo sia così. Resta il fatto che l’attività di controllo della velocità da sempre si è svolta in altri modi, più visibili», attacca Piero Primucci segretario generale del Sindacato unitario lavoratori polizia locale. «Le postazioni, inoltre, non corrisponderanno alle 18 in cui sono stati installati i Velo Ok, acquistati per diverse decine di migliaia di euro nei mesi scorsi, ma varieranno di volta in volta. Tutto ciò appare come una chiarissima volontà dell’amministrazione di utilizzare gli strumenti e gli operatori del comando al solo fine di aumentare gli introiti».
Da Palazzo civico assicurano che tutto è stato fatto rispettando le leggi, in forza di una nuova circolare ministeriale che indica i nuovi strumenti per contrastare l'aumento delle morti da incidenti stradali. Ma soprattutto per garantire la sicurezza delle strade e «non per fare cassa». I Velo Ok, costati circa 45 mila euro alle casse comunali, non verranno «pensionati», ma il controllo della velocità potrà essere effettuato con due modalità di diverse. Sia con il telelaser all'interno dei box blu, presidiati obbligatoriamente da una pattuglia con l'auto di servizio, ma anche montando il rilevatore nell'auto utilizzata per gli appostamenti in borghese. Ovviamenti con cartelli di segnalazione fissi e mobili. Gli agenti dovranno comunque essere presenti e indossare la divisa, ma potranno stare più distanti dalla postazione.
Il Sulpl è comunque intenzionato a dare battaglia: «Imporre queste modalità di accertamento è una scelta singolare ed in controtendenza. Chiaramente gli operatori del comando di Carmagnola non condividono nella maniera più assoluta la disposizione impartita, ma si trovano nella condizione di dovervi ottemperare. Ci batteremo per la tutela dei lavoratori e denunceremo agli organi competenti tutti gli sprechi di denaro pubblico e ogni altra violazione di norme».