«Come è morta Angela Danesi? Per una banale broncopolmonite o per lo spappolamento della milza, possibile conseguenza di una lunga serie di recenti cadute nella casa di riposo dov'era ricoverata?». A porsi la domanda sono i famigliari della donna, 91enne, deceduta lo scorso 8 settembre all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola.
In precedenza era stata ricoverata in un struttura assistenziale della zona e i legali della figlia, Flavia Curti, sospettano un collegamento fra quel periodo di degenza e le cause della morte dell’anziana pensionata. Un’ipotesi scartata, per il momento dalla Procura di Torino dopo la richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio colposo presentata dal pm Francesco la Rosa.
Flavia Curti, di casa a Nichelino, non si è però rassegnata, si è rivolta a uno studio specializzato nelle valutazioni dei sinistri e ha presentato opposizione: «Dall'inizio dell'estate scorsa, a partire dal mese di luglio, i famigliari hanno iniziato a lamentare carenze assistenziali legate alla sostituzione di personale paramedico con personale poco esperto – spiegano i consulenti e i legali di Curti - La loro congiunta è stata vittima di ripetute cadute in particolare di notte, andando al bagno, ma anche nell’arco della giornata».
La situazione è poi precipitata il 6 settembre, quando Angela Danesi è stata ricoverata a Carmagnola prima di morire due giorni dopo. Secondo il perito della Procura per colpa di una polmonite, ma i consulenti della nichelinese non sono d’accordo: «Tutti gli accertamentinon hanno evidenziato alcuna infezione in atto tale da giustificare il decesso per shock settico, né tanto meno particolari sofferenze a livello broncopolmonare. L'ipotesi più logica resta quella che riconduce la causa del decesso ad uno shock emorragico determinato dalla rottura della milza, a sua volta causata da un trauma contusivo». Nella loro istanza i legali hanno chiesto al pm «di accertare se anche dopo il 31 agosto, data dell'ultimo episodio traumatico registrato, vi siano state altre cadute in casa di riposo e se tali cadute siano ascrivibili a condotte negligenti da parte del personale a cui l'anziana era affidata». E concludono con un appello: «Prima ancora che giustizia, chiediamo la verità».