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CANDIOLO - Una nuova frontiera nella chirurgia senologica sta cambiando l’approccio alla mastectomia. Si tratta della mastectomia endoscopica mini-invasiva, una tecnica che promette meno dolore, cicatrici quasi invisibili e, nella maggior parte dei casi, una ricostruzione immediata del seno. Il più ampio studio internazionale mai condotto sull’argomento, pubblicato su British Journal of Surgery – Open e coordinato dall’Irccs di Candiolo, conferma questi vantaggi. L’analisi ha coinvolto oltre 2.600 pazienti in Europa, Asia e Nord America, confrontando la tecnica endoscopica con quella tradizionale.

Oggi la mastectomia con conservazione del capezzolo è una scelta frequente sia nel trattamento del tumore al seno sia nella chirurgia preventiva per donne ad alto rischio genetico. Tuttavia, nella forma convenzionale può lasciare cicatrici evidenti e comportare complicanze come la necrosi del complesso areola-capezzolo, legate a un ridotto apporto di sangue. L’approccio endoscopico sposta l’incisione in aree meno visibili, come l’ascella, evitando di segnare la mammella e riducendo l’impatto estetico e funzionale. Allo stesso tempo mantiene la stessa efficacia oncologica della chirurgia tradizionale.

I dati indicano che rispetto alla tecnica standard, la mastectomia endoscopica riduce del 20% il dolore post-operatorio e il rischio di necrosi del complesso areola-capezzolo. Nella quasi totalità dei casi consente di procedere immediatamente alla ricostruzione del seno, con tassi di successo paragonabili a quelli della chirurgia convenzionale. L’incisione unica in sede ascellare rispetta maggiormente l’anatomia e la sensibilità cutanea, con benefici concreti per la qualità di vita delle pazienti. L’unico svantaggio rilevato è un tempo operatorio leggermente più lungo, un compromesso che molte donne sono pronte ad accettare.