Saranno quattro gli imputati che, a settembre, compariranno davanti al gup Giorgio Morando per ludienza preliminare del processo per la  morte di Ioan Puscasu. Il 17 luglio 2015 il bracciante carmagnolese di origini romene fu ritrovato senza vita fuori dalle serre di borgata Tuninetti, ma i soccorsi vennero chiamati solo un’ora e mezza più tardi. Secondo il pm Francesca Dentis nel frattempo il cadavere di Puscasu, 46 anni, venne spostato, lavato e rivestito per evitare qualsiasi collegamento fra il decesso e l’azienda agricola dove lavorava e veniva pagata in nero da circa 8 anni.

Per questo motivo ha chiesto il rinvio a giudizio del presunto datore di lavoro di Ioan, accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso. La madre dell’imprenditore,  il padrone di casa e il cognato del bracciante, che avrebbero partecipato alla messinscena, dovranno invece rispondere «solo» di omissione di soccorso.

Il pubblico ministero individua precise responsabilità a carico del proprietario delle serre di Tuninetti che avrebbe «omesso di valutare tutti i rischi, con particolare riferimento al lavoro in solitario e ad elevate temperature». L’imprenditore non avrebbe organizzato nemmeno un servizio di primo soccorso e così Ioan si accasciò al suolo dopo una giornata di lavoro senza poter chiedere aiuto a nessuno. A ucciderlo è stato un edema polmonare acuto da scompenso cardiaco  in un periodo in cui all’interno delle serre di pomodori e fagiolini la temperatura oscillava fra i 37 e i 45 gradi.

A scoprire il corpo sarebbe stato proprio il titolare dell’impresa agricola, mentre i tre coimputati, intervenuti in un secondo momento, lo avrebbero aiutato a caricare il cadavere in macchina e portarlo nel cortile della cascina. Spogliato, lavato e rivestito.  Lo scopo del depistaggio, per l’accusa, era molro semplice: «Occultare le violazioni in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, essendo Puscasu lavoratore subordinato da circa 8 anni, seppure senza essere assunto regolarmente»

Una ricostruzione fortemente contestata dalle difese che non ravvisano la sussistenza dell’omissione di soccorso e la correlazione fra il decesso del bracciante e la sua attività lavorativa. Tuttavia non è escluso che l’imputato principale e sua madre possano scegliere la strada del patteggiamento.