Iniziato il processo in merito alle presunte irregolarità nelle liste della Lega, alle elezioni comunali di Moncalieri datate 2020. Si tratta dell'ormai famoso “caso Zacà”, ex capogruppo di Forza Italia che tre anni fa si è candidato nella lista della Lega. Inserito nella lista, cancellato con una riga a mano da chi doveva presentarla ufficialmente pochi istanti prima della consegna all'ufficio elettorale del comune. Nel frattempo, però, il partito aveva raccolto le firme necessarie alla presentazione. Successe un pandemonio, Zacà fece ricorso ed ebbe ragione. Inserito regolarmente nella lista, fu eletto consigliere. Ora, in tribunale, il giudice vuole capire se ci sono stati o meno reati.
Sul banco degli imputati il capogruppo della Lega alla Camera dei deputati Riccardo Molinari e l’onorevole Alessandro Benvenuto, all'epoca ai vertici regionali e provinciali del partito. Oltre a loro, anche Fabrizio Bruno, delegato di lista a Moncalieri e funzionario regionale. Nel dibattimento vengono fuori intrighi e veleni politici tra Zacà il suo ex partito, Forza Italia e i rapporti tra gli azzurri e il Carroccio a livelli torinesi. Nessuno vuole fare lo sgambetto a nessuno, ma vedere l'ex capogruppo dei Berluscones con la giacca leghista per i vertici forzisti torinesi è troppo. Così partono telefonate e diktat che piovono sulla testa dei militanti moncalieresi. Fino alla cancellazione a penna del nome di Zacà dalla lista. E oggi bisogna chiarire se in quei frenetici giorni di campagna elettorale ci siano o meno stati reati.