Prestavano denaro a pensionati che non riuscivano a pagare l’affitto e a  piccoli imprenditori in difficoltà. Chiedendo poi tassi fino al 300%. Nella mattinata di oggi, 14 gennaio, nel corso dell’operazione “Shylock”, i militari della Guardia di Finanza di Torino, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ivrea, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di una coppia  dedita all’usura, provvedendo al sequestro dell’intero patrimonio accumulato. Si tratta di Antonio Ferranti, residente nel Canavese, arrestato e portato in carcere e della convivente Maria M, colpita dal divieto di avvicinarsi alle vittime di usura.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, sono state avviate nel 2017 all’esito di un’autonoma attività informativa rafforzata dallo sviluppo di una segnalazione di operazioni sospette ai fini della normativa antiriciclaggio, che permetteva fin da subito di individuare alcune vittime della coppia.

Ricevuto il denaro, le vittime, che si sono trovate costrette a dover restituire somme ingenti, con tassi d’usura, sono risultate ancora indebitate per la maggior parte, mentre la coppia si assicurava così una costante illecita fonte di profitto.

I prestiti venivano effettuati in contanti e il denaro veniva scambiato sia “a domicilio”, sia in luoghi aperti e di passaggio: fuori da esercizi pubblici e anche nei pressi di caselli dell’autostrada A4 Torino – Milano. La coppia criminale ha fatto vittime in buona parte della provincia, compreso nel Comune di Vinovo.

L'uomo arrestato, cinquantenne privo di stabile occupazione, si faceva spesso accompagnare agli incontri dalla compagna, operatrice in una casa di riposo di Brandizzo, che lo supportava costantemente nella conduzione degli affari illegali. La coppia è risultata particolarmente accorta nel condurre le proprie attività illecite, ricorrendo a sotterfugi sia per sottrarsi alle indagini, sia per legittimare apparentemente il patrimonio a disposizione, del tutto ingiustificato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta.

Le prime perquisizioni effettuate durante le indagini permettevano di sequestrare migliaia di euro in contanti, assegni e cambiali, abilmente occultati anche dietro un doppiofondo della cucina degli indagati. Per nulla intimorito, Ferranti ha quindi indotto talune vittime a riferire che i rapporti con lo stesso fossero riconducibili a compravendite di olio o legname, per eludere le investigazioni e giustificare i titoli sequestratigli. Ovviamente era tutto falso.

Non pago di ciò, secondo le ricostruzioni della guardia di finanza, Ferranti aveva anche imposto ad una delle sue vittime di essere assunto fittiziamente per 2 anni nella propria attività commerciale - un’agenzia di viaggi - così da disporre di apparenti redditi leciti.

Il sequestro dell’intero patrimonio della coppia, costituito da 5 immobili ubicati tra la le province di Torino e Palermo, conti correnti e di deposito, arriva ad  un valore di oltre 300 mila euro