Come dimostrato dal rapporto firmato Unioncamere, con l'aiuto del Centro studi Tagliacarne e Sicamera, l'imprenditoria femminile sta crescendo in maniera importante negli ultimi anni. Dal report è emerso che le donne fanno le imprenditrici per scelta, sono più istruite rispetto ai colleghi maschi, preferiscono lavorare con altre donne e sono più attente al benessere dei loro dipendenti. Di contro sono meno produttive, hanno imprese mediamente più piccole e utilizzano generalmente il capitale familiare per iniziare.
Analizziamo meglio i dati e i numeri raccolti per capire in che direzione sta andando l'imprenditoria femminile in Italia. Nel 2024 si sono contate un milione e 300.000 aziende guidate da donne (+0,4% rispetto al 2014), che rappresentano il 22,2% del totale delle imprese italiane. Inoltre le imprese al femminile per buona parte (54% contro il 39% delle imprese maschili) sono composte proprio da dipendenti donne. L'imprenditoria femminile è quindi un traino fondamentale per la partecipazione al lavoro delle donne stesse.
Tra i dati che saltano agli occhi c'è la maggiore istruzione delle donne rispetto agli uomini (il 25% delle imprenditrici è laureato contro il 21% degli imprenditori). Inoltre nell'85% dei casi le donne che avviano un'attività tutta loro hanno già avuto esperienze lavorative, quindi l'aver intrapreso la strada imprenditoriale è una scelta voluta e non dettata da necessità o dalla mancanza di lavoro dipendente.
Tale condizione ha un altro effetto: le donne che avviano un'attività in proprio sono maggiormente motivate e, di conseguenza, prestano maggiore attenzione alla valorizzazione delle risorse umane e alla qualità della vita dei loro dipendenti. Il 28% delle imprese a conduzione femminile adotta infatti iniziative per favorire l'equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (a fronte del 22% delle imprese non femminili). Inoltre, quando la leadership è composta da persone laureate, l'attenzione alle politiche di welfare cresce ulteriormente, raggiungendo il 40%.
Un'altra caratteristica tipica delle imprese femminili è la loro dimensione piuttosto ridotta: il 96,2%, quindi quasi la totalità, ha meno di 10 addetti. Questo rappresenta un handicap in termini di produttività, che risulta inferiore del 60% rispetto alle imprese non femminili.
Interessante anche il discorso relativo al finanziamento: il 74% delle imprese femminili all'inizio fa affidamento al capitale proprio o familiare. Un elemento che, sebbene comporti una maggiore stabilità nella fase iniziale, può limitare la tendenza delle imprese a effettuare investimenti strutturali.
Quando però le imprenditrici scelgono di ricorrere al credito bancario, una via percorsa dal 37% delle imprese femminili, valore sostanzialmente analogo a quello delle imprese non femminili, nell'80% dei casi destinano le risorse ottenute a investimenti, rispetto al 70% delle imprese femminili che non hanno attivato finanziamenti bancari. Le donne alla guida di un'attività si mostrano anche particolarmente inclini a sfruttare gli incentivi pubblici: il 27% ne ha già beneficiato e un ulteriore 19% prevede di farlo in futuro.
Tra l'altro le imprese femminili che fanno ricorso a strumenti di finanziaria per imprese, supportate da player come youFin per trovare la formula più adatta a ogni esigenza e obiettivo, mostrano una produttività del lavoro superiore del 33%, che cresce fino al 40% quando investono anche nella formazione del capitale umano.

