Contratti di solidarietà alla Denso Thermal Systems di Poirino, azienda specializzata nella produzione di sistemi di condizionamento per auto. È quanto previsto dall’accordo quadro siglato oggi da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e azienda per contenere gli effetti della crisi che sta colpendo il settore automotive. L’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali un drastico calo di volumi dovuto alla mancanza di ordinativi sulla 500 elettrica che impatta sui 700 lavoratori dello stabilimento di Poirino con una perdita di volumi complessivi del 35 per cento. A seguito di questo, l’azienda ha espresso la necessità di proseguire con gli ammortizzatori sociali per tutto il 2025 e ha quantificato un esubero strutturale di 150 lavoratori sui 700 addetti complessivi.

Per far fronte a questa drammatica situazione, Fim, Fiom, Uilm, Fismic hanno sottoscritto un accordo quadro della durata di 12 mesi che prevede il ricorso al contratto di solidarietà e la possibilità di avviare dimissioni volontarie incentivate. «Esprimiamo forte preoccupazione per la situazione complessa che sta attraversando il settore automotive – sottolineano Fim, Fiom, Uilm, Fismic – in cui aziende che raramente avevano fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, si trovano ora in situazioni di forte criticità. L’obiettivo dell’accordo odierno è salvaguardare salario e occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori Denso, con la consapevolezza che l’unica via d’uscita da questo difficile momento è l’assegnazione di nuovi modelli allo stabilimento Stellantis di Mirafiori».

Rocco Cutrí, segretario FIM CISL Torino e Canavese, aggiunge: «Un'altro tassello si aggiunge al puzzle della crisi del settore Automotive e dell'industria torinese in particolare. Ancora una volta gli accordi sindacali consentono di non trovarsi di fronte a licenziamenti unilaterali ma di gestire il disagio con  ammortizzatori sociali e uscite incentivate. Il 18 ottobre saremo a Roma anche con i lavoratori della DENSO per far capire al paese intero la drammaticità che stiamo vivendo e chiedere interventi urgenti di politica industriale».