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ORBASSANO - Il monumento ai caduti della Grande Guerra (1915-1918) compie 100 anni. L'opera venne inaugurata il 4 novembre 1925. «Lo commemoreremo durante le celebrazioni per la giornata dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale, alle Forze Armate e all’Unità Nazionale, giornata che è anche dedicata allo spirito e alla determinazione dei nostri concittadini che ne vollero la costruzione, e cercare di fare nostro, nella nuova realtà dei tempi che viviamo, quello spirito e quella determinazione che li animò - spiegano dall'amministrazione comunale - Rispettiamo e onoriamo questa importante testimonianza, piena di valori e identità italiana».

Le sculture in bronzo sono poggiate su di un lungo basamento anch’esso in bronzo, adorno di decori floreali ad evocare un prato fiorito e rappresentano tre soldati: al centro il Caduto, che giace in posizione supina con la mano sinistra sul cuore; a sinistra, un giovane soldato a capo scoperto con lo sguardo rivolto in avanti, che sorregge per la canna con entrambe le mani un fucile poggiato a terra; a destra, un commilitone più anziano avvolto nel pastrano e recante in capo l’elmetto, che ha lo sguardo assorto e rivolto in basso verso il compagno Caduto. Sul basamento bronzeo sono rilevabili le firme dello scultore, il triestino Brunner, e della fonderia Fratelli Chiampo.

«Per la sua bellezza e l’intensità del messaggio che trasmette è citato su tutti i cataloghi nazionali che ricordano quel tragico momento della nostra storia - aggiunge la sindaca, Cinzia Bosso - Ma il messaggio non è solo in quello che rappresenta, ma anche per come è stato voluto, costruito e finanziato. Fu infatti tutta la cittadinanza che si adoperò per raccogliere i fondi necessari organizzando balli, serate danzanti, teatri e lotterie di vario genere. Si provvide poi ad acquistare il terreno necessario durante la lottizzazione del Parco "Gay di Quarti", a livellare il terreno, che venne ricoperto di ghiaia, e a piantare gli alberi, in una comunanza di spirito sociale a cui noi con grande rispetto dobbiamo guardare».